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FELLINI: Sono talmente enormi le sue possibilità, da superare anche l'altrui facoltà di stupirsene



Considerato uno dei maggiori registi della storia del cinema, era molto interessato alla magia e all'esoterimo. Quando poteva, frequentava anche la casa del sensitivo Gustavo Rol da cui nacque una forte amicizia.

Gli fu presentato da Dino Buzzati, giornalista e cultore del paranormale, il quale giudicava Rol il più dotato chiaroveggente della nostra epoca.


Furono quindi tanti gli episodi particolari ai quali assistette in compagnia del mago. Sulle magie di Rol, Federico indugiava ammirato, con profusione di dettagli.

Vediamone qualcuno.


Raccontava incredibili fenomeni di telecinesi, grazie ai quali con la sola forza della mente Rol era in grado di spostare gli oggetti da una stanza all’altra, smaterializzarli e ricomporli in uno schiocco di dita anche a grande distanza, in altre abitazioni, in città lontane.

Durante un incontro con il mago, era accaduto qualcosa di sbalorditivo: tornando a Roma, esattamente come era stato preavvertito, aveva trovato un pesante posacenere di vetro di Murano non più sulla sua scrivania, dove giaceva abitualmente, ma dentro la vetrinetta del soggiorno. E i familiari giuravano di non averlo spostato.  (*)


Fellini e Rol erano seduti in una sala dell'albergo Principe di Piemonte, a Torino. Accanto a loro un tavolino con sopra un grosso calamaio d'argento. "Adesso provo un esperimento" disse Rol. "Guarda però che non mi riesce sempre. Vedi quel calamaio? Ti prego tienilo d'occhio." Fellini fissò il calamaio. Subito ebbe la sensazione che "qualcosa succedesse dentro di lui, qualcosa di obliquo, come un malessere lucido". A un tratto, mentre continuava a fissare il calamaio gli "viene a fuoco" il piano del tavolino, con eccezionale evidenza, ma senza più il calamaio. Sotto i suoi occhi il calamaio era sparito. E Rol non si era mosso dalla poltrona, non aveva mosso le mani. (1)


Un altro prodigio avvenne in un ristorante, pure a Torino. Avevano finito di pranzare.

"Andiamo?" propose Fellini. "Andiamo pure" rispose Rol. Fellini fece per avviarsi all'uscita ma si accorse che Rol stava seduto. "Non ti alzi?" gli chiese. "Ma io sono già alzato" fece Rol. "Io sono in piedi." Fellini guardò meglio: Rol era alzato, infatti, ma aveva la statura di un nano. Il dottor Gustavo Rol, che sfiora il metro e ottanta, non era più alto di un bambino di dieci anni. Qualcosa di folle, di allucinante: come Alice nel paese delle meraviglie. "Su, andiamo, andiamo" fece Rol a Fellini annichilito. Ma a Fellini mancò di nuovo il fiato; senza che egli avesse potuto percepire il mutamento, Rol di colpo si era trasformato in un gigante, stava accanto a lui come un cipresso, lo sovrastava di almeno una spanna. (2)


Erano al parco del Valentino, Rol e Fellini, in un pomeriggio sonnolento. Contrariamente al solito, Rol è malinconico, parla poco, insegue certi suoi sconosciuti pensieri. Si siedono in silenzio su una panchina. Più in là, seduta a un'altra panchina, una nurse dormicchia con dinanzi la carrozzella del bambino. Sopra la carrozzella si mette a girare un grosso calabrone. "Guarda là" dice Fellini "bisogna andare a cacciare via quella bestiaccia" "No, non occorre" risponde Rol, e tende la mano destra in direzione dell'insetto. Uno schiocco di dita, e il calabrone cade a piombo, fulminato secco. "Ah, mi dispiace" deplora l'uomo misterioso e affascinante. "Mi dispiace. Questo non dovevo fartelo vedere!" (3)



Un giorno Fellini stette male a tal punto che per due giorni non riuscì né a mangiare né a dormire. "Mi fa scegliere una carta da un mazzo. Era, mi ricordo, il sei di fiori. Prendila in mano, mi dice, tienila stretta sul tuo petto e non guardarla; ora, in che carta vuoi che la trasformi? Io scelgo a caso. Nel dieci di cuori, gli dico. Mi raccomando, ripete lui, tienila bene stretta e non guardarla. Lo vedo concentrarsi, fissare con intensità spasmodica la mia mano che tiene la carta. Intanto io penso: perché mai non devo guardare? Sì, me lo ha proibito, ma il tono non era troppo severo. Che me lo abbia detto apposta per indurmi a trasgredire? Insomma, non resisto alla tentazione. Stacco un po' la carta dal petto e guardo. E allora ho visto... ho visto una cosa orrenda che le parole non possono dire... la materia che si disgregava, una poltiglia grigiastra e acquosa che si decomponeva palpitando, un amalgama ributtante in cui i segni neri dei fiori si disfacevano e venivano delle venature rosse... A questo punto ho sentito una mano che mi prendeva lo stomaco e me lo rovesciava come un guanto. Una inesprimibile nausea... E poi mi sono trovato nella mano il dieci di cuori." (4)

ALTRE TESTIMONIANZE......






UN'ULTIMA CURIOSITA'.....


Non ho mai nascosto l'ammirazione che nutro nei confronti di Gustavo Rol. Un individuo in grado di compiere straordinari giochi con le carte, di scrivere e dipingere a distanza, di leggere nel pensiero e nei libri chiusi, di effettuare predizioni, diagnosi mediche e viaggi nel passato.

Lo cercano Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Claudia Mori, Valentina Cortese, Federico Fellini, Riccardo Muti... ma anche gente umile, persone come noi insomma.

Ed ecco che voglio terminare questo articolo facendovi vedere un video che vidi tanti anni fa in Tv e che sono riuscito a ritrovare in rete.

Al termine della trasmissione Voyager del 19/07/2005 (Rai Due), il coduttore Roberto Giacobbo racconta di aver assistito, insieme ad altri testimoni, ad uno strano fenomeno a casa di Aldo Provera, amico ed esecutore testamentario di Gustavo A. Rol. Una antenata di Provera, Teresa Rovere, ritratta in un quadro antico ad un certo punto pare si sia messa a sorridere, durante le riprese per la preparazione di un servizio su Rol nel 2002.


Andrea










(2-3-4) (Tratto dal libro I misteri d'Italia, Oscar Mondadori, 1978, Milano) fonte http://www.sagarana.net/rivista/numero9/saggio8.html


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