E’ il 4 luglio 2013, festa nazionale negli Stati Uniti. Una normale famiglia americana parte per andare a trovare lo zio Steve. Fanno rifornimento a una stazione di servizio nel paese dove nacque il celebre Buffalo Bill prima di affrontare immense distese di campi di granturco. È la prima volta in quattro mesi che i Burpo si concedono qualche giorno di ferie dopo la scioccante vicenda che hanno vissuto il 3 marzo di quell’anno. Il piccolo Colton quel giorno aveva cominciato ad avere un forte mal di pancia. Poi il vomito. Stava sempre peggio, finché i medici fecero la loro diagnosi: appendice perforata. Fu operato d’urgenza. Dunque, quattro mesi dopo, il 4 luglio, la macchina giunge a un incrocio. Il padre Todd si ricorda che girando a sinistra, a quel semaforo, si arriva all'Ospedale in cui avevano vissuto la scioccante esperienza. Come per esorcizzare un brutto ricordo passato, il padre dice scherzosamente al figlio: «Ehi, Colton, se svoltiamo qui possiamo tornare all’ospedale. Che ne dici, ci facciamo un salto?». Il bambino fa capire che ne fa volentieri a meno. La madre sorridendo gli dice: «Te lo ricordi l’ospedale?».Risposta pronta di Colton: «Certo, mamma, che me lo ricordo. È dove ho sentito cantare gli angeli». Gli angeli? I genitori si guardano interdetti. Dopo un po’ indagano. Il bimbo racconta con naturalezza i particolari: «Papà, Gesù ha detto agli angeli di cantare per me perché avevo tanta paura. Mi hanno fatto stare meglio». «Quindi», domanda il padre: «c’era anche Gesù?». Il bimbo fa di sì con la testa «come se stesse confermando la cosa più banale del mondo, tipo una coccinella in cortile. “Sì, c’era Gesù”». «E dov’era di preciso?» domanda ancora il signor Burpo. Il figlio lo guarda dritto negli occhi e risponde: «Mi teneva in braccio». I due genitori allibiti pensano che abbia fatto un sogno nel periodo d’incoscienza. Ma poi vacillano quando Colton aggiunge: «Sì. Quando ero con Gesù tu stavi pregando e la mamma era al telefono». Alla richiesta di capire come fa lui, che in quei minuti era in sala operatoria in stato d’incoscienza, a sapere cosa stavano facendo i genitori, il bambino risponde tranquillamente: «Perché vi vedevo. Sono salito su in alto, fuori dal mio corpo, poi ho guardato giù e ho visto il dottore che mi stava aggiustando. E ho visto te e la mamma.
Tu stavi in una stanzetta da solo e pregavi; la mamma era da un’altra parte, stava pregando e parlava al telefono». Era tutto vero. Così come era vero che la mamma di Colton aveva perduto una figlia durante una gravidanza precedente. Colton, che era nato dopo, non l’aveva mai saputo, ma quella sorellina lui l’aveva incontrata in cielo e lei gli aveva spiegato tutto. Sconvolgendo i genitori: «Non preoccuparti, mamma. La sorellina sta bene. L’ha adottata Dio». Di lei il ragazzo dice: «Non la finiva più di abbracciarmi».
Il padre inizialmente scettico di fronte ai racconti del figlio, cominciò a ricredersi del tutto quando Colton gli raccontò di aver incontrato suo nonno. Per avere una prova che il bimbo stesse dicendo la verità, gli mostrò una foto ma il piccolo disse che non era lui dato che l'uomo che aveva conosciuto non portava gli occhiali. Allora andò in soffitta e prese da una scatola una foto del nonno di quando era un ragazzo. << Ecco è lui>> esclamò il figlio. <<in paradiso sono tutti più giovani>> aggiunse.
La storia (vera) del piccolo Colton, peraltro, è una tipica esperienza di pre-morte, cioè un fenomeno che l’editoria e la cinematografia statunitense in questi anni hanno scoperto e raccontato molto. Anche perché i maggiori istituti di sondaggio Usa hanno scoperto che si tratta di un’esperienza estremamente diffusa.
ANDREA G.H. 4 mori
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